sabato 20 luglio 2013

XCI - Un Eroe

Si chiamava Masao Yoshida.

E' stato un Eroe, con la E maiuscola, perchè ha messo a repentaglio la sua vita non per uno, ma per centinaia di migliaia di cittadini giapponesi, durante il disastro nucleare di Fukushima.  Per disattivare uno dei reattori, disobbedendo ai superiori, ha usato non acqua dolce - che avrebbe consentito alla società che gestisce l'impianto di riutilizzarlo - ma acqua di mare, più facilmente reperibile sul luogo del disastro.

L'acqua di mare ha reso inutilizzabile il reattore, certo. Però ha permesso che le operazioni di messa in sicurezza partissero prima del previsto. Se Yoshida avesse obbedito ai suoi superiori, chissà quanti morti in più saremmo a contare. 

Potrebbe partire una filippica sul fatto che queste società anche in caso di disastro nucleare pensano agli affari loro e non alla sicurezza generale, ma mi pare che una cosa del genere metterebbe in secondo piano una persona che si è messa in croce per gli altri. Yoshida è infatti morto di cancro all'esofago, molto probabilmente dovuto all'esposizione alle radiazioni, qualche giorno fa.

Onore ad un Eroe, sperando che non ci sia mai bisogno di altri come lui.

martedì 9 luglio 2013

XC - La notte in cui piansi per il calcio



Io odio piangere.

Sì, ok, ogni tanto mi viene, ma non ci riesco nemmeno bene, mi escono tre lacrime e la finisco. Non mi dispero mai completamente, nonostante abbia avuto grandi gioie e grandi dolori tutto viene in qualche modo mitigato dal tempo, dalla fede, da non so cosa che mi dice "beh, ragazzo, inutile piangere".

Tranne quella notte. Era il 9-7-2006, data che ai non calcistici ricorderà solo un'altra sera in cui erano andati a dormire presto o cose del genere.
La Francia, la rivale di sempre dell'Italia va in vantaggio con Zidane che si permette di scucchiaiare Buffon. Poi Materazzi la pareggia, e ai rigori vinciamo noi.

Non sono certo che quel gesto tecnico di Grosso - l'ultimo rigore - mi abbia veramente dato qualcosa in termini umani (anzi, ne sono certo: no) però quella sera piansi per il calcio.

Il pensiero andava al mondiale dell'82, quando con me tranquillo tranquillo a dormire nella culla mio nonno sbatteva i pugni sul tavolo e mi faceva svegliare di soprassalto, facendomi scoppiare in lacrime.

O i mondiali del '94, quando sempre lui spegneva la televisione se l'Italia prendeva gol, o giocava male. Poi mio padre la riaccendeva e nonno tornava in cucina, più incazzato di prima, a vederla, storpiando come sempre i nomi dei giocatori ("Ninu Maggiu"= Dino Baggio, "'Mbertu Maggiu"= Roberto Baggio e altri).

E allora forse quel rigore che lui non ha mai potuto vedere dal basso con me forse è stato un detonatore della grande emozione che avevo provato, del legame con lui. Era in qualche modo un regalo che anche lui mi faceva, dal Paradiso o da ovunque si trovi. 

E quella fu l'unica volta in cui piansi per il calcio.