Oggi mi sento un po' come se mi avessero levato qualcosa di bello. No, non la milza. Qualcosa tipo la chitarra, o cose del genere.
Il giochino, ecco. Il campionato del Mondo per me è stato un bellissimo giochino col quale vedere persone che non vedevo da lungo tempo, emozionarmi, aspettare. In fondo si vive per sognare no? Questo è, e se lo dice Calderon de la Barca ci possiamo credere.
Quello è chiarissimo è assolutamente il fatto che al di là delle colpe di Balotelli che non la butta dentro (perché? Immobile l'ha buttata dentro? Cassano? Insigne? Cerci?) sicuramente il sistema di gioco ha fatto meno che pietà. Il vero colpevole, per così dire, è Prandelli.
Possiamo dire che il calcio italiano non produce grandi talenti, e forse non andiamo tanto lontano dalla verità. Ma il Costarica e l'Uruguay, messe insieme, non fanno la popolazione della Lombardia e sono entrambe agli ottavi. Qual è il motivo? Possibile che ci siano così tanti problemi a raccattare non dico 23, ma almeno 11 giocatori in grado di fare quattro punti in tre partite?
Il problema, ve lo dice un fesso, è l'organizzazione di gioco. Prandelli nella sua lunga vita sportiva non ha mai vinto niente. Il suo apice è stato un quarto posto con una Fiorentina stellare, però parliamo ormai di tanti tanti anni fa. Il materiale umano non è così scarso come si crede. Però se ti metti a provare schemi prima o (orrore!) durante il mondiale, che risultati ne avrai mai? Perchè l'Italia non dominava il gioco? Perchè non è riuscita mai a proporsi in attacco in maniera seria durante tutta la manifestazione?
Bene le dimissioni, grazie di tutto (no va beh, di Thiago Motta no) e buon proseguimento.
mercoledì 25 giugno 2014
martedì 24 giugno 2014
CII - I Campionati del Mondo 2 - l'attesa
Ci sono momenti, come questi, che arrivano ogni quattro anni.
Il bello del campionato del Mondo è proprio questo. Vincere e perdere contro chiunque. L'equivalenza non tiene, salta. L'ovvio si trasforma in sogno, la realtà si trasfigura. Uno più uno in questo mondo non fa due.
Il Costarica batte l'Uruguay 3-1. Noi perdiamo dal Costarica 1-0. In un mondo matematico non ci sarebbe nemmeno da giocarla, perché se tre è maggiore di due, sicuramente lo è anche di uno. E non è così, basta un soffio di vento, una zolla messa male, un torto, un calo nervoso, l'anello che non tiene, e tutto va via, o arriva, a secondo delle circostanze. Tutto è mobile, incerto, indefinito persino mentre lo vedi.
Però l'albero davanti casa è fermo. Tutto è fermo. Persino il sole non se la sente di splendere granché qui.
E' l'epica. Chissenefrega di Achille, Aiace, Ettore. Non c'è Chanson de Roland, non c'è letteratura che tenga, la sottile emozione del libro non può essere comparata all'emozione clamorosa del gol.
Che vada bene o male è questo il succo del calcio.
L'attesa.
Il bello del campionato del Mondo è proprio questo. Vincere e perdere contro chiunque. L'equivalenza non tiene, salta. L'ovvio si trasforma in sogno, la realtà si trasfigura. Uno più uno in questo mondo non fa due.
Il Costarica batte l'Uruguay 3-1. Noi perdiamo dal Costarica 1-0. In un mondo matematico non ci sarebbe nemmeno da giocarla, perché se tre è maggiore di due, sicuramente lo è anche di uno. E non è così, basta un soffio di vento, una zolla messa male, un torto, un calo nervoso, l'anello che non tiene, e tutto va via, o arriva, a secondo delle circostanze. Tutto è mobile, incerto, indefinito persino mentre lo vedi.
Però l'albero davanti casa è fermo. Tutto è fermo. Persino il sole non se la sente di splendere granché qui.
E' l'epica. Chissenefrega di Achille, Aiace, Ettore. Non c'è Chanson de Roland, non c'è letteratura che tenga, la sottile emozione del libro non può essere comparata all'emozione clamorosa del gol.
Che vada bene o male è questo il succo del calcio.
L'attesa.
giovedì 12 giugno 2014
CI - I Campionati del Mondo
“Scrivere è
un tic”, diceva Bukowski, e aveva ragione.
Dovrei
studiare. Ma come fai, se tra poche ore comincia un Mondiale? Scrivo e poi
ricomincio, prometto.
Ho detto
“Mondiale”? Dovete scusarmi, ma la parola – anzi, le parole – giuste sono “i Campionati
del Mondo”.
“Mondiale” è
roba da stampa italiota mainstream. “Campionati del Mondo”, invece, è come dice
mio padre. Mette una solennità alla cosa quasi religiosa: “Quandu vincimmu i
Campionati del Mondo…”. I suoi ricordi epici cominciano così, con un prestito
dall’italiano inserito in un contesto calabrofono. E io? Cosa mi ricordo?
Il 1982 non
è stato particolarmente goduto. Mi raccontano che mio nonno, simbolo
intramontabile delle estati nonché delle partite della Nazionale (ancora oggi
io quando vedo l’Italia penso a mio nonno Angelo) battesse i pugni sul tavolo
facendomi piangere disperato nella culla. La storia dei pianti mondiali non
finisce qua, ma ci arrivo.
Nemmeno un
ricordo del 1986 come Campionato del Mondo. Solo un foglio di carta con
disegnato Platini. Chissà perché.
1990. Di
quello mi ricordo abbastanza bene. Mi pareva sinceramente evidente che l’Italia
andasse avanti, e naturali i gol di Schillaci. Siamo l’Italia, andremo avanti
no? Non ci si fosse messo Zenga, chissà… oltre a quello, la finale non veniva
vista praticamente da nessuno ad una pizzata in cima ad una collina. “Hanno
vinto ste m***e” diceva uno particolarmente tollerante, indicando i tedeschi.
1994. Uno
dei Campionati più coscienti di tutti. Ricordo di come l’Italia è passata (io in
un albergo di Assisi che spiego ad un americano in protoinglese delle medie che
il Camerun ha perso 6-0 con la Russia), nonché un tizio che si arrampica ad una
colonna nel locale dov’eravamo andati a vedere una partita dell’Italia. Della
finale, ho un ricordo di me in Calabria appoggiato con la testa ad una grondaia
che mi chiedo come abbia mai potuto perdere l’Italia.
1998. Di quel Campionato se non le ho viste
tutte poco ci manca. Dell’Italia non ricordo granché, ma di un Francia-Paraguay
vinto dalla squadra di casa sì. Chissà perché.
2002. La
guida. In quel periodo sto facendo le guide preparatorie per l’esame pratico
della patente. Vedo che c’è un buco e metto la prenotazione. Scopro troppo
tardi che c’era Italia-Corea del Sud. L’istruttore con la radiolina che mi dice
il risultato, nessuno che esulta. Col senno di poi, meno male che ero a fare la
guida.
Gli spagnoli
che pensavano fossimo dei lamentosi avranno la loro razione di torti arbitrali,
e forse questa è stata la cosa più bella
della manifestazione.
2006. Pavia.
Il delirio completo. Diamo alcune brevi immagini: due tizi nudi in piazza
Minerva che ballano. Mai sentita tanta gente cantare l’inno nazionale in vita
mia. La mamma di Zidane insultata in tutte le lingue possibili. La mia amica
greca che continuava a dire “vincerete voi” anche durante i rigori presa
pesantemente a parole (potrai mai perdonarmi?). I preti dell’oratorio in Borgo
Ticino sulla strada a sventolare il tricolore. Penso che a nonno sarebbe
piaciuto vivere quel momento, ma da cinque anni non c’è più. Piango per lui,
non tanto per la vittoria. Gazzetta introvabile. Un tizio ubriaco sul ponte
alle tre di notte che iniziava “pooo, popo po…” e noi continuavamo “…po pooo
pooooo…” .
2010. Il
Campionato del “lo sapevo”. Che figura di merda. 1-1 con la Nuova Zelanda,
terrificante.
2014. Chissà,
chissà, domani…
Buoni Campionati del Mondo a tutti!
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