venerdì 31 maggio 2013

LXXXIII - Alle volte basta poco (Articolo retrattile)

So che non dovrei ancora parlare, che è la fine dell'anno, e tutte quelle belle cose che mi riprometto sempre di non dire fino alla fine. In pochi giorni può ancora succedere di tutto.

Però quest'anno, non lo so. E' andata davvero discretamente.
Alle volte basta poco: colleghi simpatici (o anche solo umani), un pò di fiducia, un pò di comprensione. Forse gli inglesi lo chiamerebbero "human touch". Comunque si chiami, segna un netto distacco con gli altri anni a fare questo lavoro. Forse solo i simpatici pazzoidi dell'anno passato possono tentare di tenere il passo, ma nemmeno.

Esperienza? Può essere, ma da sola non basta. Ci vuole una serie di convergenze e contingenze tali che tutto vada bene. E forse bisogna metterci anche un pizzichino d'anima, il che non guasta mai coi piccoli biondi che ho avuto (usare con prudenza, please, se no si diventa appiccicosi come un cuore di maiale; sì, è appiccicoso).  

E poi vabbè, è chiaro, ogni anno ci vuol fortuna.

Ma questo è evidente, che te lo dico a fà?

Succedesse qualcosa, mi riprometto di ritrarre quest'articolo dalle pubblicazioni del blog per sostituirlo con, non so, un video di "Cuba" dei Gibson Brothers.

mercoledì 29 maggio 2013

LXXXII - Angolo della poesia - 3

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


(E. Montale, "Ossi di seppia")

lunedì 27 maggio 2013

LXXXI - Nobody cares

Stavo guardando i risultati delle elezioni. Due dati sembrano pressochè certi: il primo è che ha vinto la sinistra - quando non c'è da amministrare la Nazione la sinistra vince sempre - e il dato delle astensioni è sconvolgentemente alto.

Punte del 20-30% in meno in paesi dove la partecipazione politica era comunque alta significano una cosa sola: si vince sulla disperazione della gente.

L'effetto-Grillo forse è passato. Il voto a favore della diaria è stato, almeno per me, una delle più grosse delusioni politiche della mia vita. E' inutile fare i diversi: Μια Φάτσα, μια Ράτσα.

La gente  - ancora - non vota più Berlusconi, non riesce a votare la sinistra che s'è agganciata a lui e non riesce ad eleggere un Presidente della Repubblica votato "per acclamazione" e non riesce più nemmeno a votare Grillo, e se ci pensiamo è un record. Roba che se si fosse ripresentato Oscar Giannino sarebbe stato capacissimo di vincere.  

In tutto questo, ne sono certo, mentre le banche prosperano e le industrie vengono acquistate dalle mafie a prezzo di saldo, ci saranno i soliti tromboni fuori tono che parleranno di grandi vittorie, da una parte e dall'altra. Ne parlava anche un certo re dell'Epiro.

Si chiamava Pirro.


sabato 25 maggio 2013

LXXX - Quando è troppo

Domani si giocherà la finale di coppa Italia.

La finale si giocherà allo stadio Olimpico, come sempre. Anche se si giocasse  - per dire - Sampdoria-Palermo sarebbe comunque là. Finale unica, senza ritorno. In settimana sono successe due cose:

1) I tifosi della Roma hanno esposto uno striscione molto eloquente: "26-5 : vincete o scappate".
2) I tifosi della Lazio, per non essere da meno, hanno inviato sms minatori sui cellulari dei giocatori biancazzurri.

Sarò retrogrado, sarà che non sono romano, ma io proprio tutto questo non lo capisco.

1) Perchè mai dovrebbero scappare?
2) Come fanno i tifosi della Lazio ad avere i numeri di telefono dei giocatori?

Che poi io sono più che a favore della partita vissuta in maniera "calda": va bene il coro di sfottò, lo striscione ironico, la coreografia, ma io non so davvero se abbia senso giocare se qualcuno ci deve rimettere la salute o le penne.

è troppo.

giovedì 23 maggio 2013

LXXIX - 21 anni fa

Qui

Vivono per sempre

Gli occhi che furono chiusi alla luce

Perchè tutti

Li avessero aperti

Per sempre

Alla luce




(G.Ungaretti, "Per i morti della Resistenza")







Dedicata a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. 

martedì 21 maggio 2013

LXXVIII - Almeno il 5%, se non di più

Quello che è successo oggi credo sia una bella vergogna per l'umanità. Un attivista anti-gay, tale Dominique Venner, si è tolto la vita sparandosi all'interno della cattedrale di Notre-Dame, a Parigi.

Al contrario del pazzoide norvegese Breivik, almeno lui ha avuto il "buonsenso" di non scatenare la sua ira contro delle persone che non c'entravano niente, ma solo contro sè stesso. L'articolo letto parla di 1500 persone che in quel momento erano dentro la chiesa.

Immagino che scena, che fracasso, gente che corre. Riesco a visualizzare persino la paura di un poverino che si trova là dentro, dove tutto dovrebbe essere calmo e tranquillo, e invece si trova con questo colpo di arma da fuoco. Da cristiano mi sento quasi offeso da chi si toglie la vita là dove col battesimo, la si dà.

Di norma non giudico le idee, e quindi non lo farò. Per me però risulta almeno curioso pensare che ci sia qualcuno che ce l'ha coi gay.
Puoi dire che non ti piacciono certe cose, e pensare che non avrai mai rapporti omosessuali, come la penso io. Esiste però una linea, ed è quella della libertà di pensiero. 

Faccio sempre l'esempio della cioccolata: se a molti piace, sicuramente a qualcun altro non piacerà. Il 5% della popolazione ha avuto almeno un rapporto con persone dello stesso sesso. Contare fino a 20 conoscenti: uno di loro è omosessuale. E basta guardare facebook per capire chi è per favore, eh?

Quello dei gay è un tema complesso, e credo che andrebbe affrontato con molta calma.

Per il momento basta così.  


mercoledì 15 maggio 2013

LXXVII - Il voto, qualche mese dopo

Leonardo da Vinci diceva che bisogna staccarsi un pò dalla propria opera per poi vederla meglio, e il buon Leonardo questa volta ha ragione.

Votare non è un atto granchè artistico, è una crocetta. Però è una crocetta che vale parecchio.

Vediamo cosa è successo dopo, anche se a farlo mi sento un pò come Gordon Ramsay quando torna a trovare i ristoratori che ha insult... aiutato.

In ordine:

-Il pd. E' il monumento di tutti i piccioni. Ha provato ad imbrigliare i 5 stelle, ma si è preso il due di picche. Poi ci ha provato col pdl, e il pdl ci sta con tutti. In mezzo, un bel pò di fallimenti, tra cui anche due sulla presidenza della Repubblica. Sospetto che nel pantheon del partito democratico ci sia anche Toto Cutugno, l'eterno secondo.

-Il pdl. Ha giocato in difesa e ha fatto quello che doveva fare. Ha promesso boiate per prendere i voti, in contropiede si è preso il governo, un bel pò di poltrone e una palata di sottosegretari, con potere contrattuale incluso nel prezzo.

-Il movimento 5 stelle: si dice che il passero fosse il primo di tutti gli uccelli a scegliere il canto. Però era troppo schizzinoso, e non ne volle nemmeno uno, di quelli melodiosi che oggi hanno gli usignoli. L'ultimo, quello che dovette prendersi per forza, era quello stridulo "cip" che fanno i passeri, ed è proprio per quello che i passeri oggi sono gli uccelli col canto più brutto e insignificante di tutti.
Il parallelo fatelo voi, ficcandoci dentro anche la gente che si tiene la diaria.

-Sel. Forse quelli che ci hanno fatto la figura migliore. Voltagabbana su Rodotà, ma almeno hanno cercato di favorire un minimo di mediazione tra tutti. Con nemmeno il 4% hanno eletto una presidente della Camera che piace a tutti (o quasi). Sono dei geni della politica.

-Scelta civica. Quello che ti aspetti, stanno nel mezzo come la vecchia DC, solo con meno potere. Monti è passato da eroe a "quello che ha messo l'Imu". Berlusconi ha ragione, l'Italia è ingovernabile.

-Rivoluzione civile. E sali, sali, Ingroia s'è ritrovato ad Aosta. Troppo avventato, andava studiata meglio.

martedì 14 maggio 2013

LXXVI - Un gran bel libro da leggere (2)

Gli incontri migliori succedono spesso per caso.

Ero in vacanza. Agatha Christie, trita e sempre uguale a sè stessa, languiva nella tasca inferiore del mio zaino. I miei piani di leggere un suo libro ad estate stavano fallendo sin da allora, e stavo capendo per quale ragione non entrasse nella storia della letteratura, cosa che mi chiedevo fino a non molto tempo prima.

Vicino ai biscotti appena fatti, in un appiccicoso pomeriggio estivo con vicino un divano di finta pelle rossa, le mie mani in cerca di cose nuove da leggere si allungano: nella destra, il biscotto, nella sinistra questo libricino nero con un bellissimo quadro in copertina. Chissà che ci troverà mai mia zia in questa roba, mi chiedo.

Leggo la prima pagina, e i miei pregiudizi verso gli autori russi d'improvviso saltano in aria: Nikolaj Vasil'evic Gogol' sa scrivere, eccome: la prima parte de "La Prospettiva Nev'skij" è uno di quei pezzi di letteratura da strappare il foglio e incorniciarlo in camera, e il resto non è da meno.


Per chi non l'avesse capito, il libro in questione è "Racconti di Pietroburgo", un libro che mi ha fatto sentire al freddo della Russia anche nei pomeriggi agostani della Calabria ionica.

"Il naso", "il cappotto", "il ritratto" e soprattutto "memorie d'un pazzo" sono gli altri racconti, incredibilmente moderni. Ironico quanto basta, freddo di sentimenti taglienti, caldo delle passioni come il fuoco che si accende per riscaldarsi, Gogol' ti porta per mano al punto e ti fa vedere la scena. 

Se anche voi avete caldo d'estate, tuffatevi nella grande Russia del 1800. Da qui è partito il mio viaggio che poi è proseguito con le "Anime morte" e "Taras' Bul'ba".
Però questa è un'altra storia, e la racconteremo magari un'altra volta.

domenica 12 maggio 2013

LXXV - L'utonto medio di google

Stasera stavo cercando con google "come ricavare un logo da una foto". Mi piace trafficare con photoshop.

Avendo il suggerimento delle ricerche attivato, ho cominciato a scrivere la prima parola, che era "come".
Immediatamente, i primi suggerimenti che mi arrivano sono:

-Come scaricare musica
-Come vincere a ruzzle

Divertito dal giochino, mi invento qualche altro verbo, vediamo se il motore di ricerca mi dà soddisfazioni.

Con "diventare", ad esempio, viene fuori:

-Diventare hacker
-Diventare imprenditore
-Diventare ricchi
-Diventare insegnante (questa immagino che sia uno scherzo di google ai miei danni, credo sia vero ciò che dico nel post precedente, a questo punto)

Proviamo con "evitare":

-Evitare pagamento whatsapp

Con "vivere" esce invece:

-Vivere e viaggiare
-Vivere in Australia

Con "avere":

-Avere vent'anni
-Avere sempre freddo

Di qui, la mia analisi dell'utente medio di Google.

Svolgimento:

L'utente medio di google (d'ora in avanti u.m.d.g.) è generalmente un disoccupato di minimo minimo una cinquantina d'anni, che sente sempre freddo perchè soffre di circolazione. Gli piace ascoltare musica ma non molto pagarla, e a quanto pare gli piace molto sentirla sul telefonino, dato che ci gioca anche a ruzzle (e vuole anche vincere). L'obiettivo dell'u.m.d.g. è fare la bella vita diventando immediatamente ricco imbrogliando facendo l'hacker o anche in maniera legale - va bene persino fare l'imprenditore - ma, nel caso non ci riuscisse, è disposto persino a fare l'insegnante dato che nella cultura dell'u.m.d.g. l'insegnante non fa una mazza e prende una valanga di soldi.

U.m.d.g., hai tutto il mio disprezzo, anzi: ti dirò di più.

Ti meriti la grande coalizione.

sabato 11 maggio 2013

LXXIV - Dimmi cosa penso

Ho letto un articolo che mi ha piuttosto turbato.

Secondo questo pezzo, Google avrebbe trovato il modo di controllare il pensiero espresso nella e-mail che stai mandando con gmail e avvisarti che "potrebbe procurarti problemi". Una specie di grillo parlante digitale, diciamo.

Qui potrei aprire una disamina lunga mesi, però la mia breve considerazione è la seguente: già di per sè non possiamo fare sempre quello che vogliamo. Per quale ragione dovremmo mai accettare d'essere controllati ANCHE da google (più di quanto non ci controlli già)?

Però forse la domanda era da porre in cinese.

giovedì 9 maggio 2013

LXXIII - La città lombarda di Verona





I resoconti dei viaggi-distruzione, come c'era scritto sul diario di una mia conoscente, sono sempre difficili. Non sono Goethe, ma ci provo. 


Vi sorprenderò, lettori. Nonostante l'aspra rivalità calcistica con Reggio, lungi da me voler parlare male della bella città "lombarda" come qualcuno ha detto. Dios mio.

Certo, la guida che abbiamo trovato aveva un temperamento un pò dittatoriale, ma chi non conosce la realtà dove lavoriamo non può immaginare a cosa si vada incontro.
E' come quelli che dicono "lavori solo 18 ore". Sè, fattele te diciotto ore come le mie, poi ne riparliamo.

Ad ogni modo, la città dell'Arena è tenuta bene, tanta storia. Questo è un altro punto a favore della mia teoria della proporzionalità inversa tra bellezza del luogo e carattere degli abitanti.

Sirmione. Soprattutto Sirmione è davvero un bel posto. Un sole meraviglioso, tanto verde, una città costruita su una bellissima isoletta che si stende sul lago di Garda, con due milioni di macchinoni NCC (noleggio con conducente) che passavano per le strade larghe un metro e mezzo della cittadina al confine col Veneto. Del resto, se è bello, non è bello solo per me, c'è da dire.

Segnalo inoltre che, essendo pieno di tedeschi e russi, un cedro costava sei (6) euro e la macchina dalla cilindrata più scarsina da quelle parti è il 1.8. Per la fredda cronaca, noi avevamo un autobus, quindi come cilindrata eravamo sopra (tiè).

Ogni viaggio, però, ti porta dentro qualcosa. Forse anche un pò di nervosismo (hai responsabilità, non ci nascondiamo dietro un dito), ma sicuramente aumenta la tua maturità, la tua pazienza, il riuscire ad apprezzare le cose anche più piccole e nascoste. E un bel panorama del lago mentre sei su una panchina ti ripaga del lavoro.

E forse sono queste, le cose che vanno apprezzate, chissà.




lunedì 6 maggio 2013

LXXII - Quel grandissimo galantuomo di Giulio Andreotti

Ammetto la mia ignoranza riguardo massoneria, P2, piano di rinascita democratica e quant'altro.
Siccome non sapevo molto io, suppongo che nemmeno gli altri sappiano granchè.

Ad ogni modo, la massoneria è semplicemente un'associazione, di per sè legale, nella quale i soci si confrontano su vari temi. Tipo il club dei miliardari di Zio Paperone, ma più reale.

La massoneria deviata è un'altra cosa. La Propaganda 2, detta P2 (poi P3 e P4) è stata un'associazione che ha convogliato dentro un pò tutto il gotha della politica italiana allo scopo di controllare l'Italia. Sembra una barzelletta, ma è andata veramente così.

Fa impressione leggere i componenti di questa simpatica loggia: Berlusconi in primis, poi Maurizio Costanzo, persino Alighiero Noschese e Claudio Villa. Avevano capito che il potere stava nell'affiliare anche personaggi della cultura popolare, e soprattutto del controllo totale dei politici e dei media.

Fa ancora più impressione, proprio per questo, leggere il piano di rinascita democratica. Cos'è? Un compendio di 53 punti, scritto da Licio Gelli, pistoiese capo della loggia massonica, da attuare a breve o a lungo termine, i cui punti principali si possono vedere qui. Vi consiglio davvero caldamente di leggere, rimarrete stupiti.

Per la precisione, alla P2 sono stati ricondotti: la strage dell'Italicus, la strage di Bologna, lo scandalo del Banco Ambrosiano, l'assassinio di Roberto Calvi, l'ipotetico assassinio di Albino Luciani (ovvero Papa Giovanni Paolo I), il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro, l'assassinio di Carmine Pecorelli e alcune affiliazioni con lo scandalo di Tangentopoli.

Andreotti fu molto, molto amico di Licio Gelli, e fu accusato di essere addirittura il capo "in pectore" della P2, oltre che di un'altra loggia segreta chiamata "L'Anello", composta da agenti dei servizi segreti deviati, tramite tra la P2 di Gelli e Gladio, loggia facente capo a quell'altro galantuomo di Cossiga.

Da credente, un "Eterno Riposo" per la sua anima persa nei palazzi.

E di più, Dio mi perdoni, proprio non me la sento.

domenica 5 maggio 2013

LXXI - Enrico Letta

Non può starmi antipatico, Enrico Letta. Eppure potrebbe, come no?

Tra la pur bella Pisa e Livorno io ho sempre scelto la seconda. E lui è pisano.
E' nipote di Gianni Letta, mentore del pornonano. La famiglia non l'aiuta.
E' nel pd. No, vabbè, il pd non è portatore di antipatia, solo un pò di rabbia o pena, alle volte.

Eppure quest'omuncolo con la faccia da pediatra - come dice la Littizzetto - mi piace.
Ha un modo di parlare per il quale pare fermamente convinto che tutto andrà bene anche se gli litigano dietro ogni due secondi e mezzo sugli argomenti più idioti ed in Europa - sono convinto - ci guardano come se fossimo un manicomio di 60 milioni di persone (e come dar loro torto, peraltro)?

Non lo so, forse è vera la storia secondo la quale l'Italia, quando tutto sembra perduto, tira fuori il meglio e comincia a lavorare bene.

Diciamo che lo spero, più che altro.

Buon lavoro, doc. 

venerdì 3 maggio 2013

LXX - Perchè, perchè / la domenica mi lasci sempre sola?

Urla, sfottò, interi minuti di conversazione: ogni tanto mi chiedo cosa ci trovi la gente nel calcio. Mi guardo in giro, e la risposta è che proprio non lo so.

Curioso, per essere uno a cui piace molto il calcio, vero?

Qualche studioso parla di "metafora dell'atto sessuale". Però sinceramente io fatico a vedere qualcosa del genere in un autogol, in un poker di Lewandowski, nel gol di Rigoni al 90°.

Considerando poi queste come metafore, allora immagino che a questo punto anche tagliare i rami degli alberi, riempire un pollo, cuocere dei fusilli, qualunque cosa possa essere letta come una metafora del genere. No, non è così. E smettetela di provare a trovare metafore sessuali per le cose che ho scritto, grazie.

E allora, perchè il calcio? Perchè fa attaccare così tanto la gente al punto da essere disperata dopo una sconfitta della quale non viene in tasca proprio niente?
Io ci ho pensato, e una motivazione me la sono data.

Nel medioevo avevamo le guerre tra città per il predominio locale (Firenze-Arezzo, Siena-Firenze, Pisa-resto del mondo). Poi, non bastando le guerre tra città siamo arrivati alle guerre tra nazioni, di cui ancora oggi fortunatamente ci ricordiamo per evitarle. Italia e Germania-resto del pianeta, Italia contro Germania ecc.

Non somiglia un pò a qualcosa?

Forse che nei campionati nazionali ancora non si odiano ancora Fiorentina e Siena? E nei mondiali non festeggiamo come dei pazzi dopo aver battuto Germania in semifinale e Francia in finale?

La mia teoria è che sia una componente di aggressività dell'uomo che è sempre esistita, e che quindi in qualche modo vada sfogata. Ieri con le guerre, oggi con le partite. Un Genoa-Sampdoria di oggi ricorda tanto un guelfi-ghibellini, senza arrivare ai guelfi bianchi-guelfi neri che non è il caso.

Non so se vederla come un avanzamento della nostra civiltà (non ci sgozziamo più per futili motivi) o come un indice di bassezza (gente che sporadicamente si ammazza di botte per dei milionari mercenari in pantaloncini corti). Il dubbio mi rimarrà, temo.

L'antidoto è sempre quello, ad ogni modo. Ogni volta che vi viene la tristezza per una sconfitta calcistica, ammesso che amiate il calcio, pensate che domattina la sveglia suonerà comunque per voi.

Brutale, forse, ma terapeutico.
 

giovedì 2 maggio 2013

LXIX - Un gran bel libro da leggere

Prendete un frullatore e buttateci dentro un pò di gocce di calmante, duecento grammi di follia pura e un gran bell'alone di mistero. Poi andate a New York e versate il composto un pò sul marciapiede, un pò sui muri delle case, e il resto nell'Hudson. Questa è la "Trilogia di New York" di Paul Auster, e io non so proprio definirlo meglio.

Tre casi appassionanti, cervellotici, quasi da malattia mentale. Un libro che riesce a trasportare dalla parte più oscura e allucinante della mente fino al chiaro, al "plein air" di una mattina di sole newyorkese, con l'odore di muffin e caffè bollente venduto per strada in quella sorta di bicchieroni buoni solo per la coca cola in aeroporto.

Un libro che ti trasporta, che tu lo voglia oppure no, in un'atmosfera dove non si capisce quanto ci sia di vero e quanto di inventato. Quanto Auster veda realmente dalla finestra e quanto sia frutto della sua fantasia. Un puzzle che è anche un bel ritratto dell'America e delle sue fissazioni, manie, forse anche seminfermità mentali quotidiane.

Leggetelo e sappiatemi dire.