giovedì 12 giugno 2014

CI - I Campionati del Mondo

“Scrivere è un tic”, diceva Bukowski, e aveva ragione.

Dovrei studiare. Ma come fai, se tra poche ore comincia un Mondiale? Scrivo e poi ricomincio, prometto.

Ho detto “Mondiale”? Dovete scusarmi, ma la parola – anzi, le parole – giuste sono “i Campionati del Mondo”.
“Mondiale” è roba da stampa italiota mainstream. “Campionati del Mondo”, invece, è come dice mio padre. Mette una solennità alla cosa quasi religiosa: “Quandu vincimmu i Campionati del Mondo…”. I suoi ricordi epici cominciano così, con un prestito dall’italiano inserito in un contesto calabrofono.  E io? Cosa mi ricordo?

Il 1982 non è stato particolarmente goduto. Mi raccontano che mio nonno, simbolo intramontabile delle estati nonché delle partite della Nazionale (ancora oggi io quando vedo l’Italia penso a mio nonno Angelo) battesse i pugni sul tavolo facendomi piangere disperato nella culla. La storia dei pianti mondiali non finisce qua, ma ci arrivo.

Nemmeno un ricordo del 1986 come Campionato del Mondo. Solo un foglio di carta con disegnato Platini. Chissà perché.

1990. Di quello mi ricordo abbastanza bene. Mi pareva sinceramente evidente che l’Italia andasse avanti, e naturali i gol di Schillaci. Siamo l’Italia, andremo avanti no? Non ci si fosse messo Zenga, chissà… oltre a quello, la finale non veniva vista praticamente da nessuno ad una pizzata in cima ad una collina. “Hanno vinto ste m***e” diceva uno particolarmente tollerante, indicando i tedeschi.

1994. Uno dei Campionati più coscienti di tutti. Ricordo di come l’Italia è passata (io in un albergo di Assisi che spiego ad un americano in protoinglese delle medie che il Camerun ha perso 6-0 con la Russia), nonché un tizio che si arrampica ad una colonna nel locale dov’eravamo andati a vedere una partita dell’Italia. Della finale, ho un ricordo di me in Calabria appoggiato con la testa ad una grondaia che mi chiedo come abbia mai potuto perdere l’Italia.

1998. Di quel Campionato se non le ho viste tutte poco ci manca. Dell’Italia non ricordo granché, ma di un Francia-Paraguay vinto dalla squadra di casa sì. Chissà perché.

2002. La guida. In quel periodo sto facendo le guide preparatorie per l’esame pratico della patente. Vedo che c’è un buco e metto la prenotazione. Scopro troppo tardi che c’era Italia-Corea del Sud. L’istruttore con la radiolina che mi dice il risultato, nessuno che esulta. Col senno di poi, meno male che ero a fare la guida.

Gli spagnoli che pensavano fossimo dei lamentosi avranno la loro razione di torti arbitrali, e forse questa è  stata la cosa più bella della manifestazione.

2006. Pavia. Il delirio completo. Diamo alcune brevi immagini: due tizi nudi in piazza Minerva che ballano. Mai sentita tanta gente cantare l’inno nazionale in vita mia. La mamma di Zidane insultata in tutte le lingue possibili. La mia amica greca che continuava a dire “vincerete voi” anche durante i rigori presa pesantemente a parole (potrai mai perdonarmi?). I preti dell’oratorio in Borgo Ticino sulla strada a sventolare il tricolore. Penso che a nonno sarebbe piaciuto vivere quel momento, ma da cinque anni non c’è più. Piango per lui, non tanto per la vittoria. Gazzetta introvabile. Un tizio ubriaco sul ponte alle tre di notte che iniziava “pooo, popo po…” e noi continuavamo “…po pooo pooooo…” .

2010. Il Campionato del “lo sapevo”. Che figura di merda. 1-1 con la Nuova Zelanda, terrificante.   


2014. Chissà, chissà, domani…

Buoni Campionati del Mondo a tutti! 

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