“Scrivere è
un tic”, diceva Bukowski, e aveva ragione.
Dovrei
studiare. Ma come fai, se tra poche ore comincia un Mondiale? Scrivo e poi
ricomincio, prometto.
Ho detto
“Mondiale”? Dovete scusarmi, ma la parola – anzi, le parole – giuste sono “i Campionati
del Mondo”.
“Mondiale” è
roba da stampa italiota mainstream. “Campionati del Mondo”, invece, è come dice
mio padre. Mette una solennità alla cosa quasi religiosa: “Quandu vincimmu i
Campionati del Mondo…”. I suoi ricordi epici cominciano così, con un prestito
dall’italiano inserito in un contesto calabrofono. E io? Cosa mi ricordo?
Il 1982 non
è stato particolarmente goduto. Mi raccontano che mio nonno, simbolo
intramontabile delle estati nonché delle partite della Nazionale (ancora oggi
io quando vedo l’Italia penso a mio nonno Angelo) battesse i pugni sul tavolo
facendomi piangere disperato nella culla. La storia dei pianti mondiali non
finisce qua, ma ci arrivo.
Nemmeno un
ricordo del 1986 come Campionato del Mondo. Solo un foglio di carta con
disegnato Platini. Chissà perché.
1990. Di
quello mi ricordo abbastanza bene. Mi pareva sinceramente evidente che l’Italia
andasse avanti, e naturali i gol di Schillaci. Siamo l’Italia, andremo avanti
no? Non ci si fosse messo Zenga, chissà… oltre a quello, la finale non veniva
vista praticamente da nessuno ad una pizzata in cima ad una collina. “Hanno
vinto ste m***e” diceva uno particolarmente tollerante, indicando i tedeschi.
1994. Uno
dei Campionati più coscienti di tutti. Ricordo di come l’Italia è passata (io in
un albergo di Assisi che spiego ad un americano in protoinglese delle medie che
il Camerun ha perso 6-0 con la Russia), nonché un tizio che si arrampica ad una
colonna nel locale dov’eravamo andati a vedere una partita dell’Italia. Della
finale, ho un ricordo di me in Calabria appoggiato con la testa ad una grondaia
che mi chiedo come abbia mai potuto perdere l’Italia.
1998. Di quel Campionato se non le ho viste
tutte poco ci manca. Dell’Italia non ricordo granché, ma di un Francia-Paraguay
vinto dalla squadra di casa sì. Chissà perché.
2002. La
guida. In quel periodo sto facendo le guide preparatorie per l’esame pratico
della patente. Vedo che c’è un buco e metto la prenotazione. Scopro troppo
tardi che c’era Italia-Corea del Sud. L’istruttore con la radiolina che mi dice
il risultato, nessuno che esulta. Col senno di poi, meno male che ero a fare la
guida.
Gli spagnoli
che pensavano fossimo dei lamentosi avranno la loro razione di torti arbitrali,
e forse questa è stata la cosa più bella
della manifestazione.
2006. Pavia.
Il delirio completo. Diamo alcune brevi immagini: due tizi nudi in piazza
Minerva che ballano. Mai sentita tanta gente cantare l’inno nazionale in vita
mia. La mamma di Zidane insultata in tutte le lingue possibili. La mia amica
greca che continuava a dire “vincerete voi” anche durante i rigori presa
pesantemente a parole (potrai mai perdonarmi?). I preti dell’oratorio in Borgo
Ticino sulla strada a sventolare il tricolore. Penso che a nonno sarebbe
piaciuto vivere quel momento, ma da cinque anni non c’è più. Piango per lui,
non tanto per la vittoria. Gazzetta introvabile. Un tizio ubriaco sul ponte
alle tre di notte che iniziava “pooo, popo po…” e noi continuavamo “…po pooo
pooooo…” .
2010. Il
Campionato del “lo sapevo”. Che figura di merda. 1-1 con la Nuova Zelanda,
terrificante.
2014. Chissà,
chissà, domani…
Buoni Campionati del Mondo a tutti!
Bei ricordi, bravo Fabio! ;)
RispondiElimina