martedì 9 luglio 2013

XC - La notte in cui piansi per il calcio



Io odio piangere.

Sì, ok, ogni tanto mi viene, ma non ci riesco nemmeno bene, mi escono tre lacrime e la finisco. Non mi dispero mai completamente, nonostante abbia avuto grandi gioie e grandi dolori tutto viene in qualche modo mitigato dal tempo, dalla fede, da non so cosa che mi dice "beh, ragazzo, inutile piangere".

Tranne quella notte. Era il 9-7-2006, data che ai non calcistici ricorderà solo un'altra sera in cui erano andati a dormire presto o cose del genere.
La Francia, la rivale di sempre dell'Italia va in vantaggio con Zidane che si permette di scucchiaiare Buffon. Poi Materazzi la pareggia, e ai rigori vinciamo noi.

Non sono certo che quel gesto tecnico di Grosso - l'ultimo rigore - mi abbia veramente dato qualcosa in termini umani (anzi, ne sono certo: no) però quella sera piansi per il calcio.

Il pensiero andava al mondiale dell'82, quando con me tranquillo tranquillo a dormire nella culla mio nonno sbatteva i pugni sul tavolo e mi faceva svegliare di soprassalto, facendomi scoppiare in lacrime.

O i mondiali del '94, quando sempre lui spegneva la televisione se l'Italia prendeva gol, o giocava male. Poi mio padre la riaccendeva e nonno tornava in cucina, più incazzato di prima, a vederla, storpiando come sempre i nomi dei giocatori ("Ninu Maggiu"= Dino Baggio, "'Mbertu Maggiu"= Roberto Baggio e altri).

E allora forse quel rigore che lui non ha mai potuto vedere dal basso con me forse è stato un detonatore della grande emozione che avevo provato, del legame con lui. Era in qualche modo un regalo che anche lui mi faceva, dal Paradiso o da ovunque si trovi. 

E quella fu l'unica volta in cui piansi per il calcio.

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