domenica 7 dicembre 2014

CIV - Perché ascoltare i Beatles - 1. Please please me

I Beatles nascono a Liverpool negli anni 40.  
Sono frutto di infanzie passate in mezzo alla strada (Ringo Starr), di musicisti classici (Paul McCartney), di separazioni burrascose e madri poco normali (John Lennon) e poi c’è George Harrison. Già, il silenzioso George.

Questa vuole essere una rubrica, una “guida all’ascolto” dei loro album. Dopo averla letta li comprenderete meglio, li amerete un po’ di più, perché vedrete che con la loro forza tranquilla e la voglia di portare il limite sempre più in alto hanno cambiato – almeno un po’ – il mondo.
Siamo a Londra, anni 60. 1962, per l’esattezza. La Decca, nota casa discografica che si occupava -  e occupa tuttora – principalmente di musica classica ad un provino rifiuta i quattro di Liverpool, sostenendo che i gruppi con le chitarre non avessero futuro. Così i quattro si recano alla Parlophone, che vede lungo, crede in loro e fa pubblicare due singoli: “Love me do” e “Please please me”.
Successivamente, nel marzo del 1963, i Beatles in quindici ore di lavoro totale, singoli esclusi, fanno la storia.

La copertina dell’album, che ritrae il gruppo che si sporge da una finestra, è stata pensata per quest’album. I quattro rifaranno esattamente la stessa foto nel 1969, la trovate come copertina delle due storiche compilation rossa e blu. Hanno qualche capello in più ma sono sempre loro.
Il disco è un concentrato di energia, basti solo citare lo standard rock and roll “I saw her standing there”, che vi sfido a non cantare dopo averla sentita. La registrarono perché era una delle canzoni più amate durante la loro lunghissima gavetta nei night più sordidi di Amburgo, dove le corde del basso rotte venivano sostituite con quelle di un vecchio pianoforte.  C’è “Love me do”, il singolo col quale la storia dei quattro è cominciata. C’è “Baby, it’s you”, di una delicatezza infinita. C’è “Twist and shout”, l’esplosione.

La storia vuole che alla fine della giornata John Lennon fosse a petto nudo dopo aver cantato come un pazzo per le registrazioni. Mancava ancora la canzone in questione, così prese del latte caldo e si mise, con le ultime energie canore rimaste, ad urlare le parole di “Twist and shout” nel microfono con una verve che non fa certo pensare ad un mal di gola incombente. Da quel momento, la canzone composta da Medley (sì, i “Medley” si chiamano così proprio a causa sua) e Russell e portata al successo dagli Isley Brothers non è più loro.  Gli archivi della EMI dicono che fu registrata al primo tentativo. Vi prego di ascoltarla, e se suonate, di suonarla. Tre accordi, boom. Re, sol, la, tutti maggiori, e un re settima tanto per gradire. Non è con pochi ingredienti che si fanno le torte più buone?


Il mondo della musica stava per cambiare e ancora non lo sapeva. 

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