lunedì 11 febbraio 2013

XLVII - Caro Benedetto...

Caro Benedetto, anzi, caro Joseph.

Dì la verità, tu non ce l'avevi nemmeno per ciò che tutti sappiamo di fare il Papa.
T'hanno buttato là, t'hanno eletto. All'inizio hai pensato "Ganzo! Sono Papa!", e poi hai visto che non è esattamente rose e fiori. Anzi, che è una monnezza totale.

Ti posso capire. Io sono cattolico, credo in Gesù, credo in Dio e nella filosofia cattolica, ma tutto quel marciume là sopra lo vedono anche i ciechi: i cardinali, i vescovi eccetera sono comunque uomini, non sono il Cristo, e gli uomini boiate ne fanno a volontà.

Che dirti? Niente, mi vengono un paio di dubbi. Tipo che mettano qualcuno più legato alle varie massonerie.
O che ti si voglia rinchiudere in Vaticano per farti passare la vecchiaia in un modo controllato, in una maniera che mi ricorda molto da vicino certi metodi tipici della mafia e della 'ndrangheta. Ma lo sai, io sono malvagio.

Per come la vedo io, vai via. Lasciali stare tutti quanti, loro e gli intrighi di potere che gravano su un'istituzione che deve far del bene, e non avere oro, banche o essere fonte di controllo politico. 

Sappi che penso solo bene di te. Il paragone con Celestino V darà sempre fastidio, ma tu non pensarci. Anche per rinunciare a qualcosa ci vuol coraggio.

Un ulteriore dubbio, però, te lo devo proprio dire, mi tormenta.
Non ci dormo, credimi: illuminami, fammi capire.


Non è che vuoi lasciare il posto a Silvio?!

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