giovedì 13 giugno 2013

LXXXVI - Trediciseinovantanove

Trediciseinovantanove è un ragazzino che segue la sua squadra di calcio, che inspiegabilmente quell'anno, in quei giorni, si trova quarta in classifica a pari merito col Lecce, quando le prime quattro andavano in serie A. Oggi si farebbero i playoff, e chissà come finirebbe.

Trediciseinovantanove è il signore, fila sotto di me nel settore ospiti di Torino, che piange sul gol dell'1-1 di Ferrante per il Toro, e che ride con un sorriso a tredici-sei-novantanove denti quando l'arbitro fischia la fine di una partita storica.

Trediciseinovantanove è uno che mostra una calzatura fuori dal suv, dopo la partita, gridando "LA SCARPA DI BONOMIIII!"

Trediciseinovantanove è quello con la zolla in mano, giuro.

Trediciseinovantanove è elezioni, c'erano le elezioni, quel giorno. E dopo la partita si andava a votare.

Trediciseinovantanove è la maglietta che ancora mi ricordo di un ragazzo sui vent'anni: "A mAronnA mi ndi iutA" (che la Madonna ci aiuti) e un'altra, più profana: "cu non voli mi sciorbA" (chi non vuole, che perda la vista).

Trediciseinovantanove è  - sportivamente parlando - il giorno più bello della mia vita.

Tredici sei novantanove, stadio "Delle Alpi" di Torino. 2 gol di Cozza e Martino e in un clima di festa con gli ex gemellati del Torino, la Reggina andava in serie A. Prima volta in ottantacinque anni.

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