giovedì 24 gennaio 2013

XXXVII - Il teorema della melanzana

Oggi, uscito dal lavoro, mi sono trovato un messaggio di un bel tomo che mi ha accompagnato per anni nell'imparare ad usare Photoshop. Si può dire che se oggi so qualcosa, tutto è partito da lui, e di questo lo ringrazio.

Parlava dei tempi andati, in qualche modo in una maniera nostalgica. In fondo ho pensato che anche io tante volte mi sono trovato in quello stato, capita a tutti.

Il problema principale (mio, suo, nostro, di tutti?) è che le nostalgie prendono in maniera ciclica.

Sono arrivato però alla sottile conclusione che, alla fine, ogni cosa ha davvero il suo tempo. E se non è passato per te, sicuramente è passato per gli altri, il che fa in modo in maniera netta e distinta che ti trovi immerso in un anacronismo.  Solo.

Apposta le rimpatriate scolastiche, Dio me ne scampi, durano una sera: si ricordano i tempi belli della classe quando s'era tutti insieme, ma nel segreto (e anche nel pubblico) tutti sono davvero contenti che la scuola in questione sia finita. Se chiedessimo ancora una volta di tornare tutti insieme come i vecchi tempi a scuola, gli altri sicuramente darebbero del folle al tizio in questione. E quindi qual'è la novità?

La novità 2013 è il teorema della melanzana. Da bambino non ti piace, da grande la mangi. E' il concetto de "Il mio corpo che cambia". E fa "Craccracricrecr", come tutti ben sappiamo.

Ok, "ogni cosa a suo tempo" è più popolare, però "il teorema della melanzana" suona molto, molto meglio.

PS. In caso qualcuno dei 4-5 lettori non mangiasse ancora melanzane, non lo escluda in futuro: la melanzana è dietro l'angolo, sappiatelo.


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